5 cose da sapere se vuoi fare ecommerce in Cina

28 Novembre 2018

Quasi 1,4 miliardi di persone vivono in un territorio di oltre 9,5 milioni di chilometri quadri. È la Cina, il Paese a cui sempre più aziende, anche nostrane, guardano con interesse per sviluppare il proprio business. Le potenzialità sono enormi, in continua evoluzione. Passano dalle vendite retail, che sono il principale motore della crescita economica cinese. E che stanno facendo passi da gigante. La regola numero uno per chi si cimenta ad affrontare questo mercato, è cercare di conoscerlo il più possibile. Se ne è parlato allo Iab Forum in occasione dell’evento organizzato da Intarget. Titolo: Destinazione Cina. Il mercato, la cultura, le opportunità da non perdere. Qui gli esperti hanno innanzitutto ribadito un concetto chiave: la Cina non ha nulla di misterioso o strano. È semplicemente poco nota.

1. Come si muove la sua economia
Basso costo non significa più bassa qualità. Il nuovo corso economico corre su un doppio binario. Importazioni di prodotti di alta qualità dall’estero da un lato. Contemporaneamente c’è “un sostegno al miglioramento delle produzioni nazionali che arriva dall’alto. Con un’inversione di rotta del modello economico – spiega Francesco Boggio Ferraris, direttore della Scuola di formazione permanente di Fondazione Italia Cina –. Basta prodotti su ampia scala di bassa qualità e basso valore aggiunto. Via libera invece a produzioni ad ampio valore aggiunto su scala più ridotta ma comunque di alta qualità. È la strategia che fa parte del programma Made in China 2025, che ha individuato 10 settori particolari su cui agire”. Dalla robotica, all’industria 4.0, per citarne due. Non rientrano nelle prime dieci categorie i prodotti legati al lusso. Per quelli i cinesi guardano all’estero.

“In Cina il modello b2c è dominato dal portale Tmall, del gruppo Alibaba, che detiene una quota del 56,6%. Gli altri operatori sono molto lontani. Al secondo posto c’è Jd.com con il 24,7%”, precisa Giulio Finzi, senior partner di Netcomm services.
Scenario
“Un numero crescente di cinesi sta comprando online prodotti di importazione, mediante alcune piattaforme ecommerce autorizzate dal governo cinese. Il cross border ecommerce gode di un regime fiscale agevolato, pensato per combattere il mercato parallelo”, prosegue Finzi. Attraverso il cross border i consumatori cinesi comprano prodotti di importazione spediti da Paesi esteri, senza bisogno di un importatore cinese b2b. “Oggi Kaola è il market leader in Cina per quanto riguarda il cross border ecommerce, seguito da Tmall, Jd e Vip”.

2. Qualche numero
Per capire le potenzialità del mercato cinese, basta leggere gli ultimi numeri a disposizione. In Cina usano internet 772 milioni di persone, il 55% della popolazione. Di loro, 717 milioni fruiscono internet da mobile. La metà dei cinesi non ha ancora accesso a internet, ma presto vi entrerà. Questo perché la penetrazione del web cresce a vista d’occhio. Era il 53,2% nel 2016, nel 2017 è arrivata a 55,8%. I mercati occidentali sono più saturi. Pensiamo agli Stati Uniti: usano internet 292 milioni di cittadini americani, ovvero l’89% del totale. Di questi, 226 milioni da mobile.

Mille miliardi di dollari è quanto è valso l’ecommerce cinese nel 2017. Spiega Stefano Generali, direttore generale di Intarget China che “a dicembre 2017 gli online shoppers erano 533 milioni, +14,3% sul 2016. Con una netta prevalenza di mobile shoppers”.

3. Chi sono i consumatori
Giovani, abbienti, consapevoli, ottimisti. Sono le caratteristiche principali dei clienti cinesi. “La classe media è cresciuta velocemente. Il segmento maggiore è costituito da persone tra i 25 e i 35 anni”, spiega Generali. Cercano una user experience che sappia sorprenderli perché sono sempre più esigenti. Tutto deve chiaramente passare da mobile. Ma non sono l’unico gruppo emergente su cui concentrare l’attenzione. Ne esistono altri quattro.

Seconda categoria è quella degli over 60. “Nel 2050 la popolazione senior raggiungerà i 329 milioni”, dice Generali. Gli over 60 chiedono prodotti per la salute e servizi medici. Poi ci sono i single, categoria potente in Cina. Il numero di laureati è più che decuplicato tra il 2010 e il 2015. E nel 2017 i prodotti per single sono cresciuti del 190% sul 2016.

Altro classe è quella dei giovani uomini. I nati dopo il 1995 spendono 24 minuti al giorno per la cura del corpo. E hanno comprato prodotti per 290 milioni di dollari. Infine le giovani donne, che con i loro salari sempre più alti, trainano il mercato del lusso. Il cui valore, nel 2019, è previsto supererà i 300 miliardi.

4. Conoscere i social media
Non si può pensare di penetrare nel mercato cinese senza conoscere WeChat, l’app con cui comunicare, fare pubblicità, lanciare promozioni, pagare acquisti. È il sistema di comunicazione più usato nel Paese. Ha un numero così elevato di funzioni che viene utilizzato per fare tutto. Compresi i pagamenti, che si possono ultimare all’interno della app, senza essere rimandati a siti esterni.

I social media cinesi “sono uno dei più importanti canali di ecommerce, dove trovare sconti, promozioni, coupon e raccomandazioni di acquisto”, spiega Generali. I consumatori sono abituati ad acquistare direttamente durante la navigazione sui social, che usano anche come customer service. “Dal lato azienda dunque i social media rappresentano un vero Crm”, prosegue.

5. Perché la Cina
Boggio Ferraris elenca una serie di motivazioni che porterebbero a investire in Cina, citando l’economista Romeo Orlandi. “La rete infrastrutturale è in grande sviluppo. Inoltre dal 1948 il Paese vive un periodo di stabilità politica, ora sotto la guida del presidente Xi Jinping”. Siamo poi al 13esimo piano quinquennale di pianificazione economica. Che ha portato ad avere un tasso di crescita del 6,5% annuo. “La Cina è grande, non è solo Pechino e Shanghai. Le maggiori opportunità di sviluppo ora si trovano nelle città di seconda fascia e nei maggiori capoluoghi di provincia”.
Urbanizzazione
A oggi vivono in città 793 milioni di persone (+16% all’anno). Entro il 2030 si sposteranno nelle città altre 350 milioni di persone. Faranno di tutto per adeguarsi agli standard di vita e di consumi del resto della popolazione cittadina.

Fonte: www.wired.it